Platone |
Perché Socrate nel dialogo cita questa usanza?
Bisogna partire dal presupposto che nel V secolo a.C. ci fu un momento in cui il libro ha cominciato a prendere sempre più piede in Grecia sostituendo quella che era la tradizione orale. Il filosofo riporta poi nel suo discorso con Fedro il modo di ragionare del contadino saggio che tenendo ai propri semi pianterà questi nei luoghi e nei momenti giusti, aspettando il dovuto, per poi ricavarne dei frutti ripudiando quella che è la pratica dei giardini di Adone. La similitudine sta nel fatto che Socrate paragoni i giardini di Adone alla scrittura che risulta incapace di trasmettere dei messaggi seri e profondi. Questa incapacità è inoltre data dal fatto che non vi sia uno scambio interattivo di idee tra maestro e discepoli ma soltanto una trasmissione meccanica di nozioni che però non favorisce la nascita di un nuovo pensiero. A fare ciò è invece il dialogo che, oltre a favorire la trasmissione di messaggi più profondi e complessi, permette lo scambio di idee e fa in modo che i semi della conoscenza di germoglino dando vita a quelli che saranno nuovi modi di pensare e che rimarranno poi fortemente impressi all'interno dell'anima. Ecco di seguito il passo di Fedro:
Terrazze dove venivano riposti i Giardini di Adone |
SOCRATE: Per l'appunto. Ora dimmi questo: l'agricoltore che ha senno pianterebbe seriamente d'estate nei giardini di Adone i semi che gli stessero a cuore e da cui volesse ricavare frutti; e gioirebbe a vederli crescere belli in otto giorni, o farebbe ciò per gioco e per la festa, quand'anche lo facesse? E riguardo invece a quelli di cui si è preso cura sul serio servendosi dell'arte dell'agricoltura e seminandoli nel luogo adatto, sarebbe contento che quanto ha seminato giungesse a compimento in otto mesi?
FEDRO: Farebbe così , Socrate: sul serio per gli uni, diversamente per gli altri, come tu dici.
SOCRATE: Dovremo dire che chi possiede la scienza delle cose giuste, belle e buone abbia meno senno dell'agricoltore con le sue sementi?
FEDRO: Nient'affatto.
SOCRATE: Allora non le scriverà seriamente nell'acqua nera, seminandole attraverso la canna assieme a discorsi incapaci di difendersi da sé con la parola, e incapaci di insegnare in modo adeguato la verità.
FEDRO: No, almeno non è verosimile.
SOCRATE: Infatti non lo è. Ma a quanto pare seminerà e scriverà i giardini di scrittura per gioco, quando li scriverà, serbando un tesoro da richiamare alla memoria per se stesso, nel caso giunga «alla vecchiaia dell'oblio», e per chiunque segua la sua stessa orma, e gioirà a vederli crescere teneri. E quando gli altri faranno altri giochi, ristorandosi nei simposi e in tutti i divertimenti fratelli di questi, egli allora, a quanto pare, invece che in essi passerà la vita a dilettarsi in ciò di cui parlo.
FEDRO: è un gioco molto bello quello che dici, Socrate, rispetto all'altro che è insulso: il gioco di chi sa divertirsi coi discorsi, narrando storie sulla giustizia e sulle altre cose di cui parli.
SOCRATE: Così è in effetti, caro Fedro: ma l'impegno in queste cose diventa, credo, molto più bello quando uno, facendo uso dell'arte dialettica, prende un'anima adatta, vi pianta e vi semina discorsi accompagnati da conoscenza, che siano in grado di venire in aiuto a se stessi e a chi li ha piantati e non siano infruttiferi, ma abbiano una semenza dalla quale nascano nell'indole di altri uomini altri discorsi capaci di rendere questa semenza immortale, facendo sì che chi la possiede sia felice quanto più è possibile per un uomo.
FEDRO: Ciò che dici è molto più bello.
Fonti:
-https://www.ledonline.it/Il-Segno-le-Lettere/allegati/Mariani-Eden-VIII-Desideri.pdf
Fonti immagini:
-http://www.succedeoggi.it/2016/07/la-questione-platone/
-https://www.romanoimpero.com/2014/04/adonaea-giardini-di-adone.html
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