martedì 9 giugno 2020

STEP #22-" 1° dicembre 1943"

Prima puntata-"Preludio"
Torino, 1943
Antonio è un operaio di 38 anni, lavora per la RIV, azienda nata per la produzione di cuscinetti a sfera ma che con la prima guerra mondiale si era convertita in una fabbrica di armi. Non è mai stata una persona molto attiva negli scioperi che facevano in fabbrica, a lui non importavano troppo le condizioni in cui lavorava ma gli bastava lavorare per mandare avanti la propria famiglia. Non era neanche una persona schierata politicamente, si preoccupava solo della sua dimensione ed era sempre concentrato su ciò che faceva. L'unico momento che ritaglia per se stesso è la pausa pranzo nel giardino di fronte l'uscita principale. Non era un giardino vero e proprio ma una panchina un po' isolata dal mondo circostante con due aiuole ai lati e con un melo dietro. Qui Antonio ogni giorno mentre pranza comincia a farsi domande sul mondo circostante, sul senso della guerra, nel caso in cui ne abbia uno, e sul suo ruolo in questa, se sia giusto lavorare in una fabbrica che sostanzialmente produce armi. Dice che in realtà è il "fresco" di novembre a farlo ragionare in quel modo, ecco perché preferisce stare fuori durante la sua pausa invece che al caldo con i suoi colleghi.

Seconda puntata-"Bombardieri"
Torino, 1943 
È il primo dicembre e come tutti i giorni Antonio sta pranzando fuori quando ad un certo punto la tranquillità del suo Eden personale viene improvvisamente interrotta da un fragore in lontananza. Sembra un temporale ma al posto delle nuvole ci sono delle fusoliere metalliche che si librano in cielo sotto l'azione di forze che lui non sa spiegarsi e al posto dei tuoni il rumore assordante proveniente dai motori dei bombardieri B-17. Sta per piovere. Si attiva un allarme e tutti gli operai sanno che devono scappare e di conseguenza Antonio si alza, si ferma un istante a guardare il suo punto di ritrovo con se stesso e corre via.

Terza puntata-"Quiete"
Torino, 1945
Dopo il primo dicembre di due anni prima Antonio non era più tornato sul suo vecchio luogo di lavoro e durante questo periodo aveva cominciato a lavorare per un fioraio, uno dei pochi rimasti. Il primo dicembre di quell'anno, essendo finita la guerra, decide di tornare sul luogo dove una volta sorgeva la RIV, in via Nizza 150 trovando solo il ricordo di quella che era la sua vita passata. Ritrova anche il suo piccolo giardino o meglio quello che ne è rimasto, la panchina. Questa senza apparenti motivi è rimasta illesa e Antonio decide di sedersi. Ripensa a cosa sia per lui la guerra giungendo alla conclusione che non esiste una parola vera e propria per descriverla. È solo distruzione e morte che segna le vite delle persone di un'intera città, di uno stato, del mondo intero. Per un'ultima volta si alza dalla panchina, si gira, lascia un mazzo un mazzo di crisantemi e va via.


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