giovedì 11 giugno 2020

STEP #24-"Sintesi finale"

Questo blog è nato per analizzare tutte le sfaccettature del termine giardino. Siamo partiti dal definire un'etimologia e una descrizione del termine scoprendone poi l'origine linguistica e storica, dopo di che ho dato la mia concezione di "giardino" della mente con un'illustrazione auto prodotta. L'analisi poi è proseguita con la ricerca nelle varie fonti storiche e dalla letteratura: dalla Bibbia la storia di Adamo ed Eva, dai Promessi Sposi il giardino di Renzo e dalla Gerusalemme Liberata il giardino di Armida. Ci sono stati approfondimenti anche molto specifici infatti sono state riportate due rappresentazioni ben distinte di giardino nei Dialoghi di Platone e nello Zibaldone di Leopardi. Volendo allagarsi, prendendo l'arte in generale, ho riportato anche "Il Giardino dell'artista a Giverny" di Monet e invece dando uno sguardo al cinema è stato ripreso il giardino-labirinto del film Shining. Se prima quindi si è svolta una ricerca da un punto di vista prettamente concettuale ci sono stati anche dei post che hanno analizzato lo sviluppo nel corso della storia del giardino da un punto di vista anche architettonico. Per esempio è stata vista la differenza tra giardino medievale e moderno ed è stato preso come personaggio storico da legare al termine Luigi Vanvitelli, architetto che ha guidato la costruzione della Reggia di Caserta e del suo giardino.Siamo poi arrivati fino ai giorni nostri portando come esempio il Bosco Verticale a Milano e introducendo problemi come la vivibilità in città. Infine ci sono due post strettamente legati al momento storico nel quale sono stati scritti dove sono stati riportati dei brevi scorci di vita durante la quarantena a causa del Covid-19, uno personale e uno preso da un fatto di cronaca.



martedì 9 giugno 2020

STEP #22-" 1° dicembre 1943"

Prima puntata-"Preludio"
Torino, 1943
Antonio è un operaio di 38 anni, lavora per la RIV, azienda nata per la produzione di cuscinetti a sfera ma che con la prima guerra mondiale si era convertita in una fabbrica di armi. Non è mai stata una persona molto attiva negli scioperi che facevano in fabbrica, a lui non importavano troppo le condizioni in cui lavorava ma gli bastava lavorare per mandare avanti la propria famiglia. Non era neanche una persona schierata politicamente, si preoccupava solo della sua dimensione ed era sempre concentrato su ciò che faceva. L'unico momento che ritaglia per se stesso è la pausa pranzo nel giardino di fronte l'uscita principale. Non era un giardino vero e proprio ma una panchina un po' isolata dal mondo circostante con due aiuole ai lati e con un melo dietro. Qui Antonio ogni giorno mentre pranza comincia a farsi domande sul mondo circostante, sul senso della guerra, nel caso in cui ne abbia uno, e sul suo ruolo in questa, se sia giusto lavorare in una fabbrica che sostanzialmente produce armi. Dice che in realtà è il "fresco" di novembre a farlo ragionare in quel modo, ecco perché preferisce stare fuori durante la sua pausa invece che al caldo con i suoi colleghi.

Seconda puntata-"Bombardieri"
Torino, 1943 
È il primo dicembre e come tutti i giorni Antonio sta pranzando fuori quando ad un certo punto la tranquillità del suo Eden personale viene improvvisamente interrotta da un fragore in lontananza. Sembra un temporale ma al posto delle nuvole ci sono delle fusoliere metalliche che si librano in cielo sotto l'azione di forze che lui non sa spiegarsi e al posto dei tuoni il rumore assordante proveniente dai motori dei bombardieri B-17. Sta per piovere. Si attiva un allarme e tutti gli operai sanno che devono scappare e di conseguenza Antonio si alza, si ferma un istante a guardare il suo punto di ritrovo con se stesso e corre via.

Terza puntata-"Quiete"
Torino, 1945
Dopo il primo dicembre di due anni prima Antonio non era più tornato sul suo vecchio luogo di lavoro e durante questo periodo aveva cominciato a lavorare per un fioraio, uno dei pochi rimasti. Il primo dicembre di quell'anno, essendo finita la guerra, decide di tornare sul luogo dove una volta sorgeva la RIV, in via Nizza 150 trovando solo il ricordo di quella che era la sua vita passata. Ritrova anche il suo piccolo giardino o meglio quello che ne è rimasto, la panchina. Questa senza apparenti motivi è rimasta illesa e Antonio decide di sedersi. Ripensa a cosa sia per lui la guerra giungendo alla conclusione che non esiste una parola vera e propria per descriverla. È solo distruzione e morte che segna le vite delle persone di un'intera città, di uno stato, del mondo intero. Per un'ultima volta si alza dalla panchina, si gira, lascia un mazzo un mazzo di crisantemi e va via.


lunedì 8 giugno 2020

STEP #21-"Etica ambientale"

"ètica s. f. [dal lat. ethĭca, gr. ἠϑικά, neutro pl. dell’agg. ἠϑικός: v. etico1]. – Nel linguaggio filos., ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane: e. socratica, e. edonistica, e. kantiana, e. utilitaristica, e. nietzschiana; Etica Nicomachea e Etica Eudemea, titoli di due opere morali di Aristotele. In senso più ampio, complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione con riferimento a particolari situazioni storiche: e. greca, e. cristiana; e. protestante, quella che, secondo le tesi del sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), avrebbe informato in Europa lo spirito del capitalismo dopo il 16° sec. nei paesi protestanti, o fra le sètte protestanti all’interno dei paesi cattolici (si tratterebbe di un’etica razionalistica che assegna fini essenzialmente mondani, quali l’impegno, il lavoro, la riuscita, e soprattutto l’accumulazione metodica della ricchezza). In partic., e. professionale, l’insieme dei doveri strettamente inerenti alle attività professionali svolte nella società."



Dopo aver dato una definizione di etica prendiamo in esame il modo con il quale questa vada a trovare un'intersezione con il concetto di giardino.Consideriamo quindi quella che è definita etica ambientale che si pone l'obbiettivo di andare a ridefinire il rapporto tra umano e non umano sovrastando la visione precedente di matrice antropocentrica. Secondo questo modo di ragionare bisognerebbe ripensare dalle basi il modo di agire umano a favore di un maggiore impegno ambientalistico.
L'etica ambientale anche se ha cominciato ad affermarsi alla fine degli anni '70 ha radici molto più antiche ma senza essere mai trattata in modo approfondito. Si può pensare a Platone che con la voce di Crizia parla degli effetti antropologici sulla natura senza però scendere in un'analisi dettagliata o a Locke il quale afferma che l'uomo deve essere il saggio amministratore della natura ma rimanendone però il padrone.
Come già detto questo tipo di mentalità è stata dettato da un forte antropocentrismo perpetrato nel corso dei secoli il quale è difficile da oltrepassare a favore di una mentalità più eco-orientata. Da questo punto di vista si può cogliere anche quello che può essere un aspetto negativo di questo tipo di etica. Infatti non bisognerebbe mettere completamente in secondo piano l'uomo ma invece bisognerebbe cercare un giusto equilibrio tra le due parti e ne è la prova la presenza di varie correnti di pensiero di forza e ampiezza diverse più o meno pro alla presenza dell'essere umano in questa filosofia.


Fonti:
Fonti immagini:

STEP #20-"Il giardino della sofferenza"

Giacomo Leopardi

"Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di
necessità. Non il genere umano solamente,
ma tutti gli animali. Non gli animali
soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl'individui, ma le specie, i
generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia
nella più mite stagion dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna
parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in
stato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal
sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è
succhiato crudelmente da un'ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce
mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza
indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri
fiorellini. Quell'albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da
mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall'aria
o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco o nelle radici;
quell'altro ha più foglie secche; quest'altro è róso, morsicato nei fiori; quello
trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo
fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido troppo secco. L'una patisce
incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l'altra non
trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu
non trovi una pianticella sola in istato di sano dal vento o dal suo proprio peso; 
là un zeffiretto va stracciando un fiore, volaità perfetta. Qua un ramicello è rotto
con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta,
staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co' tuoi passi; le stritoli, le
ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e
gentile va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va
saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro".
(Bologna, 19 aprile 1826).

"Certamente queste piante vivono; alcune perché le loro infermità non sono
mortali, altre perché ancora con malattie mortali, le piante, e gli animali altresì,
possono durare a vivere qualche poco di tempo. Lo spettacolo di tanta copia di
vita all'entrare in questo giardino ci rallegra l'anima, e di qui è che questo ci pare
essere un soggiorno di gioia. Ma in verità questa vita è trista e infelice, ogni
giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che un cemeterio),
e se questi esseri sentono o, vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere
sarebbe per loro assai meglio che l'essere".
(Bologna, 22 aprile 1826).

Copertina dello Zibaldone


Il testo su riportato è tratto dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi, una raccolta di pensieri del suddetto poeta. In questo passo particolare egli descrive la sua visione di un giardino che, osservato con gli occhi della ragione, appare come un luogo che a prima vista può sembrare quasi idilliaco ma che in realtà rappresenta il dolore insito nella natura. Infatti il poeta si fa forte di tale souffrance, come lui la chiama, per far capire al lettore che il male del mondo trascende l'essere umano e permea tutti gli esseri viventi anche se questi ad un occhio poco attento possono sembrare di essere in una situazione di tranquillità e bellezza apparente. Ed ecco così che Leopardi ribalta il topos del locus amoenus trasformando il giardino, prima simbolo di un luogo idilliaco e di pace, in un esempio di infelicità che, sfociando nel pessimismo cosmico, unisce tutti gli esseri del creato.


Fonti immagini:

domenica 7 giugno 2020

STEP #19-"Utopia dei giardini"

"Utopìa s. f. [dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Tommaso Moro nel suo famoso libro Libellus ... de optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia (1516), con le voci greche οὐ «non» e τόπος «luogo»; quindi «luogo che non esiste»]. – 1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia). 2. estens. Ideale, speranza, progetto, aspirazione che non può avere attuazione: la perfetta uguaglianza fra gli uomini è un’u.; la pace universale è sempre stata considerata un’u.; queste sono utopie!"


Utopia, di Sir Thomas More


L'autore Michele C. Del Re presenta la sua concezione di utopia legata ai giardini nel libro "Utopia del giardino. Cercar giardini del sogno". Come riporta la pagina stessa del libro:

"Con “Utopia del giardino”, Michele del Re ci conduce ai giardini ideali nel mondo verso la valle divina di Hunza, l’erta favolosa di Cintra, il contra-mundus di Monte Verità, e ci narra la fioritura di giardini talvolta iperreali, talvolta ridotti a quinte teatrali, nel cinema popolato di giardini; questo, sulla strada del giardino come utopia, come grande archetipo. Incontreremo alcuni giardini costruiti come percorsi, dal piccolo bosco-giardino delle Palómbole (work in progress mio e se volete, dei lettori), alla meraviglia che è la Scarzuola, per poi ritrovare i giardini nei sogni, e in ultimo il segreto archetipo delle nostre nostalgie, delle nostre speranze, della nostra attesa. E forse la conclusione ci riporterà a sentire il giardino come grande momento d’incontro tra noi e la dinamica del cosmo, di cui facciamo parte ora e sempre. In un bosco magico, non in un giardino, si svolge l’itinerario di Ulisse avviato dalla Maga Circe ai misteri dell’oltretomba; in un bosco magico Enea trova il ramoscello d’oro guida al suo peregrinare. Ma quando l’eroe stesso crea il luogo magico, lo forgia e lo modella ai suoi fini di trascendente realizzazione, allora sorge un giardino del sogno che, muto per il profano, trova senso con la guida segreta della maga, o dell’unicorno o del cavallo alato, oppure con la chiave arcana che sta lì, davanti a tutti, presente nel disegno, nelle piante, nella configurazione del giardino; ma bisogna saperlo leggere, il giardino, perché quadrati, aiuole, fontane, ghiribizzi apparentemente casuali, statue più o meno nascoste conducano alla porta d’oro della conoscenza."


Utopia del giardino, di Michele C. del Re

Fonti:
Fonti immagini:

sabato 6 giugno 2020

STEP #18-"Oltre il giardino"

Nella filosofia contemporanea il termine giardino viene associato all'autore Massimo Venturi Ferriolo. Infatti questo filosofo è colui che ha scritto il libro Oltre il giardino nel quale viene espressa la sua idea di "filosofia di paesaggio". Questo particolare modo di pensare si pone come obbiettivo di "trasformare il mondo in un giardino e il giardino in un mondo" dove il giardino diventa metafora del vivere in armonia con la natura. Come fare tutto ciò? Questa è la domanda che il libro si pone.

Di seguito due interviste all'autore:




STEP #24-"Sintesi finale"

Questo blog è nato per analizzare tutte le sfaccettature del termine  giardino . Siamo partiti dal definire un' etimologia e una descriz...